A Chicago nasce il boogie-woogie

Pubblicato da Antonio Ferrero Cracas

Il 1918 fu l'anno cruciale dell'evoluzione del jazz nero di Chicago, non soltanto in conseguenza dell'arrivo di King Oliver, che dopo poco si insediera' al Dreamland cafe', epicentro musicale della citta', ma anche perche' fu quello l'anno di maggior flusso migratorio da New Orleans. Le orchestre si esibivano ininterrottamente, sforzandosi di ricostruire il clima di Storyville, anche se il mutare dei tempi rendeva la cosa ardua e difficile. Inoltre, a Chicago, esisteva un folto gruppo di giovani jazzmen bianchi, che presero a frequentare i locali del South Side con l'avidita' degli adepti. Da tale fervore di interesse e di ricerca nacque una musica che poi prese il nome di "stile Chicago" in cui gli influssi europei risultavano notevoli, ma ben filtrati attraverso talune precise soluzioni poliritmiche ereditate dalla meravigliosa polifonia della musica di New Orleans. D'altronde, il carattere un po' frenetico di questo stile rifletteva decisamente il senso d'inquietudine che serpeggiava in una citta' controllata interamente dai gangster. La sequenza stessa degli assoli strumentali, privilegiati in assoluto a scapito del collettivo, com'era consuetudine a New Orleans, stava a dimostrare quale difficolta' di assuefazione esistesse all'interno del gruppo dei bianchi, in bilico fra soggezione fascinosa a quella musica irripetibile, e volonta' di differenziarsi da essa. Tutto questo accadde inconsapevolmente, malgrado lo slancio e l'entusiasmo che i jazzmen bianchi avevano verso i neri emigrati, al punto che alcuni di essi, Mezz Mezzrow ad esempio, vollero negli anni a venire persino cambiare sulla carta d'identita' la propria connotazione di bianco con quella di afroamericano.
Questo non impedi' allo stile Chicago di orientarsi verso soluzioni piu' dotte e acculturate, di matrice occidentale, nei confronti della musica eseguita dagli artisti neri provenienti da Sud. Cio' nonostante, Chicago divenne anche la citta' del blues: l'emigrazione aveva condotto nella citta' del vento tanti jazzmen, ma anche tanti bluesmen che viaggiavano nascosti sugli assali dei treni per non pagare il biglietto, in cerca di fortuna. Cosi' dal blues al boogie-woogie il passo fu molto breve poiche' quest'ultimo, evocando nell'accompagnamento l'ossessivo rumore dei treni sulla strada ferrata che correva a due passi dal South Side, aveva trasferito nel solo pianistico l'intera avventura del nero del Sud sradicato per la seconda volta.
Il boogie-woggie ebbe il suo grande momento di splendore nella Chicago del 1925. Il fondatore puo' riconoscersi in Jimmy Yancey, stabilitosi a Chicago dopo una carriera di ballerino e di cantante molto noto, al punto da venir ascoltato addirittura da re Giorgio d'Inghilterra, a Londra. Molto ricercato nei rent-parties, quel nuovo sound ebbe non pochi seguaci, primo fra tutti Pineop Smith, che imparo' da Jimmy Yacey lo stile tremolante, con il quale il vibrato degli strumenti a fiato si trasferisce sul pianoforte attraverso un sapiente gioco di mani. Fu cosi' che alcuni pianisti, dilettanti di blues, esecutori entusiasti di boogie-woogie, iniziarono a farsi strada con successo. Tutto questo diede l'inizio al trionfo di questa musica ed a tutto il complesso della creativita' jazzistica nel mondo.
(Tratto dalla "Storia del Jazz" di Walter Mauro)



Boogie Woogie - Tommy Johnson

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Eccoci di fronte ad un nuovo ritmo,che nasce dalla continuità di una "Storia" ma che presenta necessariamente la sua originalità.
Intanto Chicago è la grande scena e lì tutti confluiscono.
Ciò che colpisce in questo esodo-incontro(bianchi-neri) è da una parte gli assoli strumentali che denotano comunque l'identità del musicista non di colore e dall'altro,nel corso probabilmente del processo d'assimilazione graduale,la voglia di questi di assumere l'identità afro-americana.
Insomma alla vigilia degli anni '20 ecco il BOOGIE-WOOGIE.
Carissimo Antonio, anche tu, parlando di JAZZ, se non sbaglio, mi hai parlato inizialmente di passione per i ritmi afro-americani? E' il genere di musica che lo porta ed io credo che se la si ascolta eseguita da autentici musicisti il Jazz non può che piacere.
Bravo, maestro!
Buona giornata, con stima e affetto.
MARIANNA

Antonio Ferrero Cracas ha detto...

Grazie Marianna,
è un onore ed un vero piacere avere una "allieva" attenta, sensibile ed intelligente come te ed è anche una vera responsabilità per me!

:))

Grazie davvero.
Antonio

Anonimo ha detto...

Bravo davvero Antonio, un pò di educazione musicale fa proprio bene. Grazie!
Adoro il boggie woogie!
Irene